La società moderna vive immersa negli strumenti digitali, ad esempio gli smartphone sono diventati una vera e propria appendice del nostro corpo; il tempo che trascorriamo online tende a diventare sempre maggiore e siamo arrivati ad una stima di circa 6 ore e mezzo dedicate ogni giorno alla nostra vita virtuale.
Per certi versi si tratta di un processo inevitabile, dovuto al fatto che sempre più attività quotidiane si sono spostate online, tuttavia l’utilizzo di Internet può anche trasformarsi in una vera e propria dipendenza.
Si tratta di un quadro psicopatologico particolare che presenta una stretta correlazione con altre forme di abuso, come la dipendenza da smartphone o la dipendenza da social media; in questo senso si potrebbe parlare di una dipendenza dai mezzi digitali, la cui diffusione rischia di trascinare la società in una deriva distopica.
Il Reward system, ovvero il meccanismo che può favorire l’insorgenza di una dipendenza da Internet
La dipendenza è una condizione associata al bisogno irrefrenabile di un individuo di utilizzare una sostanza e il mancato soddisfacimento di questo bisogno determina l’instaurarsi di astinenza, che si manifesta con uno stato di malessere psicologico e fisico.
A livello fisiopatologico questa risposta deriva dall’attivazione anomala del reward system, o meccanismo della ricompensa.
Si tratta di un circuito cerebrale che si attiva quando decidiamo di voler ottenere una ricompensa e quando essa viene ottenuta, si determina un rinforzo sul sistema per cui il circuito risulta più facilmente attivabile in futuro da stimolazioni analoghe.
Il rinforzo può essere di tipo positivo o negativo: nel primo caso il soggetto ripeterà le azioni che hanno portato alla ricompensa, nel secondo caso verranno evitate le azioni che non hanno procurato la ricompensa.
Uno dei principali neurotrasmettitori di questo circuito è la dopamina, il cui ruolo fondamentale è testimoniato dal fatto che numerose sostanze naturali e sintetiche ad essa correlate sono in grado di generare quadri di forte dipendenza fisica.


Il reward system è implicato in processi fondamentali per la specie umana come la ricerca del cibo, la riproduzione, la ricerca di approvazione da parte della propria comunità; riguardo quest’ultimo punto, gli studi scientifici dimostrano che la modalità di attivazione del reward system per le categorie di ricompensa sociale è comparabile a quella che si registra nel caso di ricompense fisiche (cibo, sesso).
Ad esempio, i social media agiscono proprio su questi meccanismi di ricompensa sociale, ovvero sul bisogno dell’essere umano di sentirsi accettato dai suoi simili in ogni occasione possibile.
Il numero di like alla foto postata, il numero di risposte all’ultimo post pubblicato, il numero di visualizzazioni al contenuto condiviso , sono tutti esempi di attività svolte online che possono attivare il reward system in modo disfunzionale e generare una dipendenza da social media, con caratteristiche simili ad altre forme di dipendenza come quella da sostanze d’abuso o il gioco d’azzardo.
I sintomi della dipendenza da mezzi digitali
I sintomi della dipendenza da mezzi digitali possono essere di tipo fisico, come la presenza di dolori articolari, mal di testa, insonnia, occhi affaticati, e di tipo emotivo, come ansia, depressione, paura di essere esclusi, trascuratezza per le relazioni familiari o di amicizia al di fuori del mondo virtuale, mancanza di empatia, autoisolamento, tendenza alla procrastinazione, con vari gradi di espressività tra gli utenti.
La prevalenza del disturbo tende a variare e uno studio recente, considerando i casi di dipendenza gravi e moderati, stima che ne soffra il 25% degli utenti.


Si tratta di un problema che tende a riguardare in misura maggiore gli adolescenti, ovvero quella fascia demografica in cui l’utilizzo di Internet è più diffuso e più pervasivo; d’altra parte sarebbe un errore circoscrivere la tematica soltanto a loro, dal momento che è l’intera società ad essere interessata.
I sintomi della dipendenza dai mezzi digitali comprendono:
- Pianificazione ossessiva delle attività online da svolgere o controllo ossessivo delle attività già svolte;
- Tempo di utilizzo dei mezzi digitali superiore alle 2-3 ore;
- Gli sforzi per ridurre il tempo di utilizzo sono infruttuosi e determinano alterazioni dell’umore;
- I mezzi digitali diventano un rifugio in caso di eventi spiacevoli o stati d’animo negativi;
La presenza di uno o più di questi “sintomi” configura un quadro clinico da non sottovalutare, meritevole di un approfondimento in ambiente specialistico ed eventualmente di trattamenti specifici. Ma cosa si può fare nel frattempo?
Rimedi contro la dipendenza da mezzi digitali
L’approccio psicoterapeutico più efficace nella gestione della dipendenza da Internet e mezzi digitali prevede il ricorso alla Terapia Cognitivo Comportamentale(TCC); si tratta di un trattamento specialistico e non può certo essere improvvisato, tuttavia in questo articolo voglio citare alcune strategie utilizzate dalla TCC che possono disinnescare la cronicizzazione del disturbo modificando le abitudini dell’utente.
La TCC si è dimostrata molto efficace nella gestione di varie forme di dipendenza ed è impiegata con successo anche nella dipendenza da Internet; i primi studi dirimenti in tal senso risalgono alla psicologa Kimberly Young, che ha analizzato nel dettaglio i vari tipi di intervento e la loro efficacia in un articolo del 2007 ( la dottoressa nel 1998 aveva già elaborato un test per stimare il grado di dipendenza dai mezzi digitali, l’Internet Addiction Test); studi successivi hanno poi approfondito ulteriormente la tematica e definito meglio alcune caratteristiche.
Tra le strategie oggi ritenute più efficaci possiamo citare:
–“la pratica dell’opposto”, per aiutare l’individuo ad interrompere la routine giornaliera patologica ed abbandonare le sue abitudini virtuali (es. se il quadro di dipendenza porterebbe a connettersi ad Internet di mattina, il soggetto può inserire in modo volontario un’attività alternativa nello stesso orario che precluda l’abuso del mezzo digitale);
–“l’inserimento di ostacoli esterni”, ovvero sfruttare attività già pianificate per interrompere la possibilità di connettersi (es, sapendo che si dovrà uscire di casa alle 7:30, ci si connette ad Internet alle 6:30 in modo da avere un tempo rigidamente definito per l’utilizzo);
– “le carte promemoria”, ovvero appunti su cui il soggetto riassume le conseguenze negative dell’uso di Internet ed i benefici che otterrà interrompendone l’utilizzo;
– “il parental control”, che risulta un intervento fondamentale a disposizione dei genitori di ragazzi che vivano una dipendenza dai mezzi digitali;
–” Il Training autogeno” (riduzione della stimolazione esterna e concentrazione passiva su formule mentali)
– “la desensibilizzazione” (esposizione graduale del paziente agli stimoli che generano dipendenza in modo da ridurre il grado di astinenza)



La tematica è complessa e richiederebbe una trattazione ampia, tuttavia una discussione più sintetica (come quella di quest’articolo) si presta meglio ad un lavoro di divulgazione scientifica, che possa diffondere consapevolezza del problema in un maggior numero di persone.
Vorrei chiudere con le parole della stessa Kimblery Young, intervistata da un giornale di psichiatria online nel 2012: “Il modo migliore per fare prevenzione sulla dipendenza da Internet è studiare il modo in cui ci siamo concentrati sulla prevenzione di altri disturbi clinici. Ad oggi, i programmi educativi precoci che sensibilizzano sulla tematica sembrano essere i più efficaci per combatterla”
Post di Alessandro