La medicina moderna deve tanto a numerose figure professionali che hanno lottato contro la loro contemporaneità per favorire la diffusione di pratiche sanitarie corrette. Tra questi, vale la pena recuperare la storia di Ferdinando Palasciano, medico napoletano di metà Ottocento: la sua scelta etica di aiutare i feriti in guerra a prescindere dallo schieramento di appartenenza lo pose in aperto contrasto con le consuetudini mediche e militari coeve.
La storia di Palasciano e di sua moglie Teresa è stata raccontata da Wanda Marasco nel romanzo “Di spalle a questo mondo” (vincitore premio Campiello 2025), in cui l’autrice mette in luce non soltanto il genio medico, ma anche la profonda umanità di Palasciano, il suo amore per la moglie e la solitudine conseguente alla sua morte.


Vita e opere di Ferdinando Palasciano (1815-1891)
Ferdinando Antonio Palasciano nasce a Capua il 13 giugno 1815. Dopo aver conseguito tre lauree – in Lettere e Filosofia, in Medicina Veterinaria e infine in Medicina e Chirurgia – Palasciano inizia la sua carriera nell’esercito borbonico, distinguendosi immediatamente per le sue eccezionali capacità professionali ed umane.
In particolare, la sua vita è segnata da un avvenimento accaduto durante l’assedio di Messina nel 1848: nel suo ruolo di ufficiale medico dell’esercito borbonico, Palasciano si rifiuta di obbedire all’ordine di non curare i soldati nemici feriti. La sua disobbedienza gli vale una minaccia di fucilazione e un anno di carcere.
Palasciano è stato anche un sostenitore convinto dell’igiene e della profilassi. In un’epoca in cui si riteneva che le malattie fossero causate da “miasma” o da influenze astrali, il medico napoletano insisteva sull’importanza di lavare le mani, sterilizzare gli strumenti e mantenere puliti gli ambienti ospedalieri. Queste precauzioni igieniche, oggi assiomatiche, all’epoca erano considerate stravaganti e prive di un razionale; basti pensare alla triste vicenda del dottor Semmelweis che venne espulso dall’ospedale in cui lavorava per aver reso obbligatorio il lavaggio delle mani prima di visitare le donne gravide.
In seguito alla caduta del regno Borbonico, Palasciano continua le sue battaglie nell’Italia unita, venendo eletto come parlamentare. Il suo impegno politico si concentra sulla riforma delle facoltà di medicina e sulla promozione di un codice etico per i chirurghi, tuttavia le sue proposte innovative, così come durante gli anni nell’esercito borbonico, lo portano rapidamente ad essere isolato e inascoltato.
Muore a Napoli nel 1891 e viene sepolto nel Cimitero monumentale della sua città, nel “Quadrato degli uomini illustri”. Negli anni successivi la sua figura viene pienamente rivalutata e riconosciuta come una sorta di padre spirituale della Croce Rossa.

La nascita della Croce Rossa Internazionale
La nascita di quest’ultima è legata alla figura di Henry Dunant, imprenditore svizzero che rimane sconvolto dalla carneficina della Battaglia di Solferino e San Martino del 1859 e decide di organizzare la popolazione locale per soccorrere i feriti di entrambi gli schieramenti. Rientrato a Ginevra, Dunant pubblica il libro “Un Souvenir de Solferino”, in cui propone la creazione di società di soccorso volontarie e neutrali per assistere i feriti di guerra.
Il suo impegno porta alla fondazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa nel 1863 e alla firma della Prima Convenzione di Ginevra l’anno successivo: il trattato sancisce la neutralità del personale e delle strutture sanitarie militari, adottando come simbolo una croce rossa su campo bianco. Ferdinando Palasciano, all’epoca vivente, non gode di buona fama tra i colleghi e gli addetti del settore e dunque non viene coinvolto.

Cosa ci insegna la storia di Ferdinando Palasciano?
La vita del medico napoletano è un monito alla necessità di porre i propri principi etici al di sopra degli interessi del momento, a maggior ragione quando sono in gioco alcuni beni fondamentali delle persone come la salute o la libertà.
In un periodo storico in cui ci sono conflitti internazionali che mietono vittime innocenti ogni giorno, mi sembra quanto mai urgente recuperare gli insegnamenti di Ferdinando Palasciano e offrire maggiore visibilità al coraggio di questo medico italiano.
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