Come combattere l’alienazione urbana e di cosa si tratta? Essa consiste in una sensazione di estraneità che viene spesso percepita nei contesti abitativi moderni, per cui l’individuo si sente isolato ed alla deriva piuttosto che protetto dalla vicinanza dei suoi simili.
Il problema sta diventando sempre più evidente a causa della convergenza di fenomeni sovrapposti, come il trasferimento di grandi masse dalle campagne/periferie alle città, la creazione di spazi abitativi ristretti, sovraffollati, inefficienti, l’esistenza di processi migratori che possono modificare la demografia cittadina, la sussistenza di forti disparità economiche tra i vari quartieri.
Si creano le condizioni per un forte malessere sociale e la città schiaccia i propri cittadini piuttosto che offrirgli maggiori possibilità di benessere.
Storia del concetto di alienazione urbana
Le radici del concetto di alienazione in sociologia affondano nel pensiero di Karl Marx, che analizzò l’alienazione del lavoratore nel contesto della produzione capitalistica. Tuttavia, il concetto ha trovato una sua specifica declinazione in ambito urbano, focalizzandosi sul senso di estraneità che gli individui possono sperimentare nei confronti del loro ambiente sociale, del loro lavoro, di sé stessi e della comunità in generale all’interno del contesto cittadino.
I fondatori della sociologia urbana, tra cui spicca Georg Simmel, hanno decodificato le dinamiche che possono portare ad uno stato di alienazione nelle metropoli, come ad esempio la sovrastimolazione sensoriale, la divisione del lavoro esasperata e l’anonimato tipico delle grandi masse.
Da questi processi scaturisce il ricorso ad un atteggiamento apatico da parte dei cittadini come meccanismo di difesa per non essere sopraffatti dal caos circostante. Questa indifferenza, pur proteggendo psichicamente l’individuo, conduce ad un impoverimento delle relazioni sociali e degli svaghi, producendo nel complesso un senso di infelicità.
Lo studioso Émile Durkheim ha poi applicato il concetto di anomia ai contesti di alienazione urbana; per anomia si intende la condizione di assenza di norme sociali condivise, che può verificarsi in periodi di rapido cambiamento sociale o in contesti urbani complessi dove le regole tradizionali si indeboliscono senza essere sostituite da quelle nuove.
Inoltre, la tematica dell’alienazione urbana è molto presente in letteratura ed in alcuni autori in particolare, a tal proposito vale la pena citare opere come “Le città Invisibili” di I. Calvino, “Il processo” di F. Kafka, “Il Condiminio” di J.G. Ballard.


Alienazione urbana, come riconoscerla
Nel contesto urbano, il concetto di alienazione può manifestarsi in vari modi, ad esempio l’individuo può sentirsi impotente di fronte alla complessità burocratica ed alle dinamiche economiche della propria città, oppure può faticare a trovare un significato nella routine lavorativa, spesso fatta di mansioni parcellizzate e dequalificate, o ancora può sentirsi confuso di fronte alla pluralità di valori e stili di vita presenti nella metropoli.
Inoltre, i gruppi già marginalizzati, come immigrati, minoranze etniche, persone a basso reddito, sono anche quelli più vulnerabili all’instaurarsi di una condizione di alienazione urbana e di segregazione spaziale in quartieri trascurati ed impoveriti, da cui ne consegue un circolo vizioso che si autoalimenta.
Alcuni errori di progettazione nell’architettura urbana, come una mancanza di luoghi di aggregazione sociale, una privatizzazione eccessiva degli spazi pubblici, una scarsa attenzione al verbe pubblico, contribuiscono in modo rilevante all’insorgenza di quel sentimento di estraneità, descritto in precedenza.


Traffico ed alienazione urbana
Il traffico congestionato delle metropoli amplifica il senso di estraneità e lo stress, trasformando gli spostamenti quotidiani in esperienze frustranti ed impersonali, in cui si finisce per trascorrere molto tempo immersi in un flusso incessante di veicoli, ovvero “bolle” metalliche separate dal tessuto sociale circostante.
I dati del TomTom traffic Index ci offorno una stima della rilevanza di questo problema a livello mondiale, si tratta di un’analisi statistica del tempo medio trascorso ogni anno nel traffico dagli automobilisti di 512 città.
Se andiamo a vedere i dati italiani, scopriamo che a Roma vengono perse nel traffico mediamente ogni anno circa 103 ore di tempo, a Firenze 101 ore, a Milano 100 ore, a Napoli 83 ore.
Bisogna considerare che gli effetti negativi del traffico cittadino vanno al di là del (già grave) problema dell’inquinamento atmosferico, dal momento che esiste un crescente corpus di prove scientifiche che dimostra la relazione negativa tra il pendolarismo (condizione che risente fortemente del tempo impiegato per raggiungere il luogo di lavoro e poi tornare a casa) e lo stato di benessere psico-fisico

Come combattere l’alienazione urbana
Avendo identificato l’alienazione urbana come un senso di estraneità opprimente, possiamo immaginare di combatterla con varie attività che ci portino di nuovo in contatto con la nostra città ed il suo tessuto sociale.
- Riscoprire il verde cittadino, approfittando dei momenti di tempo libero per praticare attività nei parchi pubblici e nei giardini circostanti il nostro spazio abitativo;
- Riscoprire il proprio quartiere, dedicando del tempo alla visita di strade, piazze, attività commerciali, magari al di fuori dei percorsi abitudinari fatti in settimana;
- Dedicarsi ogni tanto ad attività di quartiere, volontariato o eventi culturali locali, in modo da entrare in contatto con il tessuto sociale che anima la propria città e visitare luoghi meno noti ma stimolanti;
- Riscoprire i piccoli negozi rispetto alla grande distribuzione, sottraendosi alla massificazione della spesa nei supermercati ed attribuendo all’acquisto anche un valore umano che derivi dalla conoscenza diretta del commerciante;
- Prediligere, quando possibile, una camminata all’utilizzo dell’auto;


Ci sono poi alcuni interventi che sono di pertinenza delle amministrazioni comunali ma che noi cittadini possiamo supportare e favorire, come ad esempio il potenziamento del trasporto pubblico, in modo da ridurre smog, tempo sprecato nel traffico, scarsità di parcheggi, e l’avviamento di progetti di inclusione dei quartieri più poveri, iniziando con il recupero del patrimonio urbanistico e del verde comunale.
Le nostre città possono tornare ad essere un luogo di aggregazione e sviluppo personale, per riuscirci dobbiamo combattere questo senso di estraneità e di alienazione urbana che serpeggia nel tessuto sociale cittadino da decenni.
“Come rimedio alla vita di società suggerirei la grande città. Ai giorni nostri, è l’unico deserto alla portata dei nostri mezzi” Albert Camus
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