“Il Condominio”, racconto distopico di alienazione urbana
I romanzi distopici consistono spesso in storie ambientate in un lontano futuro, in cui il genere umano si ritrova a vivere condizioni di sofferenza a causa di una qualche deriva tecnologica e societaria.
Il libro di cui vi parlerò oggi è invece ambientato in una dimensione contemporanea, e questo dettaglio rende la sua distopia ancora più inquietante; si tratta dell’opera “Il Condominio”, scritta da J. G. Ballard nel 1975 ed edita in Italia da Universale Economica Feltrinelli, romanzo in cui viene affrontata la tematica dell’alienazione urbana, esaminando le conflittualità sociali all’interno del contesto abitativo di un lussuoso grattacielo.


Premessa: La storia di J.G. Ballard (autore geniale e poco conosciuto)
James Graham Ballard (1930-2009) vive la sua infanzia a Shanghai, durante quegli anni sperimenta la terribile esperienza dell’internamento bellico e questo dramma finirà per definire la sua visione.
Inizialmente avviato alla carriera medica, e più nello specifico come psichiatra, capisce poi di volersi dedicare alla letteratura e con i suoi primi romanzi (“Il mondo sommerso”, “Crash”) si afferma nella “New Wave” fantascientifica, esplorando l’impatto dello sviluppo tecnologico e della solitudine sulla psiche ed anticipando ossessioni contemporanee come la violenza mediatica e l’alienazione urbana.
Il suo stile lucido e provocatorio lo rese una figura di culto per il mondo fantascientifico di fine Novecento ed ancora oggi Ballard è considerato un precursore letterario.
Breve sintesi della trama (SPOILER)
In un lussuoso grattacielo autosufficiente, progettato come un microcosmo isolato, si raccolgono centinaia di famiglie attratte dalla promessa di una vita elitaria e senza contatti con l’esterno; all’interno dell’edificio si struttura una gerarchia sociale con i residenti più facoltosi che vivono ai piani superiori e beneficiano di maggiori servizi. In modo lento ma inarrestabile, le piccole dispute condominiali ed i piccoli guasti all’edificio avviano una degenerazione del tessuto sociale che sfocia in scontri per le risorse e per il controllo degli spazi, con i residenti che regrediscono progressivamente a comportamenti tribali.
Le divisioni di classe tra i diversi piani si acuiscono, sfociando in vere e proprie guerre intestine in cui le piscine, i supermercati e gli ascensori diventano campi di battaglia; le norme sociali si sgretolano anche all’interno delle stesse famiglie, lasciando spazio agli istinti primitivi degli individui.
Nel corso delle pagine, il lettore assiste sgomento alla trasformazione dell’architettura moderna e razionale del condominio in uno scenario di caos e barbarie. I personaggi principali della storia, come il medico Robert Laing, l’ambizioso Wilder e la misteriosa Charlotte Melville, si ritrovano intrappolati in questa spirale di violenza, diventandone sia vittime che carnefici. La conclusione del romanzo è per certi versi l’elemento più distopico dell’intero racconto, dal momento che alcuni personaggi ipotizzano il ritorno alla normalità nelle attività all’esterno del condominio mentre al suo interno continuano a regnare caos e disgregazione sociale.


Le 7 cose memorabili che ho tratto dal libro
1) Distopia qui ed ora:
Come detto nell’introduzione, i romanzi distopici sono spesso ambientati in un lontano futuro, mentre Ballard riesce a creare un racconto contemporaneo di alienazione urbana e, per questo, molto più disturbante per la coscienza del lettore: nelle dinamiche assurde del suo libro ritroviamo una modesta esagerazione di quelle stesse dinamiche che ogni giorno sperimentiamo nei nostri condomini; il percorso verso la dannazione che seguono i personaggi del romanzo è un monito molto più attuale rispetto alla lettura di vicende di una società con tute spaziali e viaggi interplanetari;
2) Esemplare applicazione in ambito sociale del teorema del piano inclinato:
Una pallina che sia posta su di un piano inclinato, tende a precipitasi inesorabilmente verso la base, e la discesa sarà tanto più veloce quanto maggiore è l’inclinazione; nel condominio di Ballard i residenti sperimentano una routine quotidiana “normale”, costellata da piccoli disservizi, piccoli litigi, piccole incomprensioni, piccole invidie. Tuttavia, in questo enorme edificio pensato per essere autosufficiente rispetto all’esterno, le persone iniziano a provare sempre più noia, e questo sentimento diventa il potente catalizzatore che avvia la pallina verso il precipizio; con una magistrale narrazione, Ballard ci mostra la progressiva trasformazione del tessuto sociale del condominio, che diventa sempre più radicale quanto più ci si allontana dalle regole della convivenza civile e finisce per non risparmiare nemmeno i rapporti familiari e più intimi;


3) Non ci sono eroi:
In un racconto come questo, la presenza di un eroe “puro”, capace di resistere al caos circostante, finirebbe per invalidare l’intera ambientazione distopica; Ballard ne è consapevole e non risparmia nessuno, ogni personaggio sperimenta il progressivo abbrutimento in modo inesorabile, seppure con caratteristiche e tempistiche diverse;
4) Non soltanto ricchi contro poveri:
Il valore del racconto di Ballard sarebbe risultato depotenziato se la disgregazione sociale del condominio si fosse risolta in una canonica contrapposizione tra ricchi e poveri; pur presente in vari momenti della narrazione, la suddivisione dei piani in base al reddito non emerge come l’unico elemento intorno al quale si vanno a raccogliere gli schieramenti tribali;

5) Descrizioni incalzanti:
Per riuscire a farci percepire il disagio che si respira nel condominio, Ballard ricorre ad un grande lavoro di ambientazione, fatto di descrizioni magistrali in cui vediamo con gli occhi dei protagonisti l’iniziale bellezza degli ambienti abitativi ed il progressivo disfacimento;
6) Thriller psicologico:
Numerosi personaggi ricevono una caratterizzazione psicologica che sembra indirizzarli su una certa traiettoria narrativa, tuttavia, con precisi e ben dosati colpi di scena, Ballard la sovverte e determina la creazione di scenari inaspettati; in questo senso si può parlare di un vero e proprio thriller psicologico, in cui il lettore resta sempre indeciso sulla collocazione dei personaggi e finisce per realizzare che nel condominio non esistono buoni o cattivi ma soltanto sconfitti;
7) J.G. Ballard propone una conclusione originale (SPOILER)
Il caos che regna nel condominio al termine del romanzo non è suscettibile di una reale modifica, dal momento che l’edificio stesso, oltre che la società che lo abita, è in completo disfacimento; una situazione narrativa del genere avrebbe potuto essere risolta con espedienti non originali, come la semplice interruzione della storia ex abrupto o la fuga dei protagonisti, mentre Ballard aggiunge un ulteriore passaggio distopico lasciando intendere che i suoi personaggi pensino allo stato delle cose come alla loro nuova normalità.

La lettura di questo libro offre profondi spunti di riflessione sulle modalità con cui interagiamo all’interno della società ed in particolar modo in due contesti decisamente privati come la famiglia ed il proprio spazio abitativo; se pensiamo che il libro è stato scritto nel 1975 e verifichiamo in che direzione si sono mosse l’edilizia urbana e la vita in città fino ai giorni nostri, non facciamo fatica a capire perchè Ballard viene ritenuto uno scrittore profetico, al pari di altri grandi del genere.
Post di Alessandro
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