Ultimo aggiornamento il Settembre 16, 2025
Il bullismo esiste da sempre all’interno dei contesti scolastici e negli ambienti di aggregazione dei giovani, tuttavia il mondo digitale ed iperconnesso di oggi ha sempre più favorito la sua trasformazione in una forma di aggressione virtuale, configurando il cosiddetto bullismo online o “cyberbullismo”
L’Enciclopedia Treccani definisce il bullismo online come: “ qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo».
Si tratta di una definizione decisamente lunga che però racchiude tutti gli elementi principali di questo fenomeno giovanile (NB: vale la pena precisare che il bullismo riguarda in genere i minori ma non è limitato esclusivamente a questa fascia d’età)
Volendo essere più schematici, possiamo dire che si configura come cyberbullismo qualsiasi atto operato online che:
- isola o discrimina
- viola la privacy
- lede i diritti
- determina malessere psicologico
I numeri del cyberbullismo
Secondo uno degli studi più ampi sulla tematica, pubblicato nel 2022 su di una prestigiosa rivista di pediatria, il 10% della popolazione adolescente ha sperimentato almeno una volta episodi di cyberbullismo, con la maggior parte di questi avvenuti negli ultimi 12 mesi, mentre l’1% dei ragazzi compie atti di bullismo online, con il genere maschile che risulta maggiormente rappresentato (a differenza del bullismo tradizionale in cui sono più coinvolte le ragazze).
Appartenere ad una minoranza sessuale e ad una famiglia con basso reddito sono emersi come i principali fattori che aumentano il rischio di diventare vittime di cyberbullismo.
Per quanto riguarda l’assunzione di modalità erronee di utilizzo degli strumenti digitali, essa correla sia con la probabilità di essere vittime di cyberbullismo che di diventarne carnefici.


Cyberbullismo e social network
Il report ESPAD del CNR (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs) ha segnalato che “l’uso sempre più diffuso dei social network e dei videogiochi, comportamenti sempre in crescita tra gli studenti, sta contribuendo a intensificare il fenomeno, creando un ambiente in cui il cyberbullismo può proliferare più facilmente. Le piattaforme digitali offrono nuove opportunità per attacchi anonimi e per l’isolamento sociale, senza dimenticare l’influenza che questi spazi hanno sul comportamento offline.”
Anche in questo caso voglio provare ad essere più schematico, sottolineando che il cyberbullismo viene favorito da alcune caratteristiche del mondo dei social network, come:
- anonimato: i cyberbulli possono aggredire le loro vittime al riparo di account fasulli e non identificati
- rapidità di condivisione/scarso fact checking: nel mondo virtuale i contenuti vengono condivisi in tempi rapidissimi e spesso senza alcun controllo sulla loro veridicità, facilitando la diffusione di contenuti offensivi o privati per danneggiare qualcuno
- connessione costante con il mondo virtuale: si determina una pervasività del fenomeno che non è propria del bullismo, in genere confinato al luogo scolastico o agli altri luoghi di aggregazione
Per inciso, alcuni studi recenti hanno evidenziato che Instagram e Facebook sono le piattaforme più interessate dal fenomeno del cyberbullismo.
Gli effetti del cyberbullismo
Il bullismo online rovina la salute mentale degli adolescenti, portando ad ansia, depressione, bassa autostima, disturbi alimentari, in alcuni casi addirittura fino al suicidio. A differenza del bullismo tradizionale, che può essere più facilmente osservato da insegnanti o genitori, le molestie sui social network spesso passano inosservate, lasciando i ragazzi soli con il proprio dolore e la paura del giudizio gli impedisce di parlare, creando un pericoloso circolo vizioso di isolamento.
Vorrei però approfondire anche la condizione psicologica dei carnefici
Perchè i ragazzi diventano cyberbulli?
Il sentimento positivo dell’empatia è definito come: “la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato, prevalentemente senza ricorso alla comunicazione verbale.” (Treccani)
La relazione tra cyberbullismo e mancanza di empatia appare evidente se consideriamo quanto la mancanza di questa capacità di immedesimarsi nell’altro possa favorire l’adozione di comportamenti che travalicano lo scherzo e diventano a tutti gli effetti un’aggressione psicologica o fisica. Diversi studi scientifici, tra cui uno recente del 2024, hanno approfondito questa problematica e trovato sostegno alla sua rilevanza.
Per quanto riguarda gli altri fattori che sono stati correlati ad una maggiore probabilità di compiere atti di bullismo online sono:
- bassa autostima: si attaccano gli altri per colmare le proprie insicurezze
- difficoltà nella gestione delle emozioni: sentimenti negativi come la rabbia, la frustrazione, la tristezza, vengono scaricati con comportamenti violenti, verso gli altri o anche se stessi
- ambiente familiare problematico: considerando che i ragazzi apprendono soprattutto per imitazione, i bulli sono spesso avviati sul loro percorso dalle difficoltà relazionali con i propri genitori ed il proprio ambiente domestico
Come combattere il cyberbullismo favorendo la creazione di empatia
Da quello che abbiamo visto, emerge con chiarezza la necessità di dedicare maggiore attenzione nella lotta contro il bullismo online agli interventi per aumentare l’empatia, i quali fanno parte dei percorsi di educazione digitale e consistono in programmi di formazione sulle competenze sociali ed emotive che coinvolgono insegnanti, consulenti scolastici e famiglie.
Tra le attività da proporre possiamo citare:
- giochi di ruolo per allenarsi nella comprensione dell’altro
- gruppi di ascolto tra pari per condividere le sensazioni provate in occasione di atti di bullismo
- favorire la partecipazione ad attività di volontariato
- incoraggiare la lettura di materiale divulgativo sulla tematica, aumentando il grado di comprensione del fenomeno da un punto di vista scientifico
- istituzione di sportelli psicologici che aiutino i ragazzi nella corretta e tempestiva interpretazione delle proprie emozioni
- favorire la partecipazione ad attività di gruppo, non soltanto sportive, per sottolineare l’importanza del team


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