Violenza giovanile in Italia, la banalità del male (dati 2023-2024)

Violenza giovanile in Italia

Gli episodi di violenza giovanile conquistano spesso le pagine di cronaca, tuttavia questo avviene anche perchè i media sfruttano l’occasione per aumentare il proprio pubblico, mentre risulta spesso assente un vero approfondimento della tematica.

Per fare chiarezza sulle caratteristiche e reali dimensioni del fenomeno, possiamo partire dalla cornice numerica offerta dalle statistiche di alcuni report recenti.

Fascia d'età degli autori di omicidi volontari consumati in Italia, confronto dati 2023-2024
Fascia d'età degli autori di omicidi volontari consumati in Italia contro minori, confronto dati 2023-2024
Percentuali italiani vs stranieri negli omicidi volontari consumati contro minori in Italia, confronto dati 2023-2024

Homo homini lupus, ovvero i dati 2023-2024 sugli omicidi volontari consumati in Italia

La Direzione centrale della polizia criminale ha pubblicato un report a Febbraio 2025 sugli omicidi volontari in Italia; per quanto riguarda il nostro focus della violenza tra minori, emerge un dato allarmante e meritevole di immediati interventi da parte degli organi competenti: gli autori di omicidi con meno di 18 anni sono diventati l’11% del totale, rispetto al 4% della rilevazione precedente; inoltre sono anche aumentati gli omicidi perpetrati da minorenni a danni di coetani, passando dal 13% al 18% del totale.

Questi dati vanno sottratti ad una certa retorica che attribuisce l’aumento delle violenze all’invasione dello straniero, dal momento che il report mostra chiaramente come sia aumentata la percentuale di autori italiani del reato sul totale di quelli commessi.

Inoltre, voglio segnalare che in numeri assoluti l’Italia risulta essere uno dei paesi con minor numero di omicidi per 1000 abitanti, pari a 0,66 (dato del 2022 in aumento rispetto agli anni 2020 e 2021).

I dati ESPAD 2023

Se l’omicidio volontario rappresenta uno dei crimini più efferati, la quotidianità degli adolescenti italiani è caratterizzata da altre numerose forme di violenza; voglio fare riferimento ai dati ESPAD 2023, raccolti dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR.

Il report analizza in una popolazione di studenti tra i 15 ed i 19 anni quei fenomeni disfunzionali che determinano maggiori impatti negativi sul tessuto sociale; in particolare, possiamo evidenziare quanto segue:

  • quasi il 40% degli studenti delle scuole superiori ha partecipato a zuffe o risse nel corso del 2023, con un netto aumento percentuale rispetto al 2019; la prevalenza del comportamento violento è maggiore tra i ragazzi rispetto alle ragazze, tuttavia sembra in corso una progressiva riduzione della differenza di genere;
  • Emergono differenze tra maschi e femmine anche per quanto riguarda le caratteristiche delle violenze perpetrate online: le ragazze tendono ad operare forme di violenza indiretta, come l’esclusione da un gruppo, mentre i ragazzi sono più inclini alla violenza attiva, come inviare minacce o insulti; nel complesso, il 30% degli studenti ha ammesso di aver compiuto atti di cyberbullismo;
  • Si registra un aumento, già a partire dal 2021, di alcuni comportamenti antisociali come il danneggiamento di beni pubblici o privati (6,2% degli adolescenti), il ferimento di coetanei (5,8% degli adolescenti), le percosse a figure di autorità come gli insegnanti (4,2% degli studenti) e l’utilizzo di un’arma per ottenere qualcosa (3,7% degli adolescenti).
violenza giovanile in Italia, cyberbullismo
violenza giovanile in Italia, incremento di comportamenti antisociali

I comportamenti violenti descritti in precedenza sono spesso parte di un quadro psicopatologico più globale, al cui interno si sommano vari fenomeni, come ad esempio il consumo di sostanze psicoattive o l’uso problematico di Internet e dei social media.

Dei Delitti E delle Pene

La giustizia penale minorile è stata costruita intorno al concetto di imputabilità, ovvero per poter procedere penalmente nei confronti di un minore è necessario che questi sia dichiarato imputabile: il minore con meno di 14 anni non è mai imputabile (art 97 codice penale); tra i 14 ed i 18 anni il ragazzo è imputabile se capace di intendere e di volere (la qual cosa va accertata e non soltanto presunta come negli adulti); infine occorre precisare che i principi della giustizia minorile si applicano anche ai ragazzi fino ai 25 anni d’età che abbiano commesso il fatto ancora minorenni.

Il momento del processo rappresenta un evento delicato nella vita del minore e si deve adeguare al rispetto di alcuni principi: principio di adeguatezza alla personalità del minore ed alle sue esigenze educative; principio di minima offensività, ovvero l’importanza di non interrompere i processi educativi in atto, evitando nei limiti delle leggi l’ingresso del minore nel circuito penale a favore dell’utilizzo degli strumenti alternativi; principio di destigmatizzazione, esercitato tramite la tutela della riservatezza e dell’anonimato rispetto alla società esterna; principio di residualità della detenzione, per cui la carcerazione diventa l’ultima misura da applicarsi (extrema ratio); il principio di autoselettività del processo penale, in base al quale il processo può chiudersi con la dichiarazione di “irrilevanza del fatto” nel caso di informazioni a sostegno della possibilità di recupero e reinserimento in società.

"Dei delitti e delle pene", Cesare Beccaria

Per quanto riguarda le pene, senza andare nei dettagli del codice legislativo, possiamo dire che i casi con pene detentive inferiori ai 4 anni possono beneficiare di misure sanzionatorie alternative, come semilibertà, affidamento in prova ai servizi sociali e detenzione domiciliare, mentre in caso di pena detentiva inferiore ai 3 anni, e con il consenso del minore non più soggetto ad obbligo di istruzione, si può convertire la condanna nello svolgimento di lavori di pubblica utilità.

Quando la pena detentiva è superiore ai 4 anni e dunque non soggetta alla possibilità di essere convertita in una pena sostitutiva, si delibera l’ingresso in un riformatorio giudiziario o Istituto Penitenziario Minorile (IPM).

Il Decreto Caivano

I  riflettori della politica italiana sul problema della violenza tra ragazzi si sono accessi a seguito del terribile fatto di cronaca accaduto a Caivano nel 2023, ovvero lo stupro di gruppo ai danni di due cuginette; il governo in carica ha pensato di intervenire nei mesi successivi con un decreto ad hoc, tra i cui principali provvedimenti posso citare: il rafforzamento del DASPO urbano e del foglio di via obbligatorio, l’inasprimento per le pene di varie fattispecie di reato, l’attribuzione del potere ai Questori di comminare un ammonimento verbale (con multa) ai minori tra i 12 ed i 14 anni ed un avviso verbale ai minorenni con meno di 18 anni, il rafforzamento dei fondi rivolti alla lotta alla dispersione scolastica, l’introduzione di modifiche in merito alla custodia cautelare ad al percorso rieducativo.

Decreto Caivano

Gli effetti del decreto Caivano sono stati valutati nel 2024, ovvero ad un anno di distanza, dall’associazione Antigone: le presenze nelle carceri minorili sono aumentate di quasi il 50%, arrivando al record negativo di 569 presenze tra tutti gli Isitituti Penitenziari Minorili (IPM), di queste, oltre il 60% è costituito da minorenni con meno di 18 anni, segnando una differenza con il passato in cui prevalevano i giovani adulti intorno ai 20-25 anni.

Reati commessi da minori nel periodo 2010-2023

A fronte di questo netto aumento della carcerazione, cosa è successo al tasso di reati commessi? Purtroppo non abbiamo ancora una risposta univoca perchè i dati 2024 sono in corso di elaborazione, possiamo però rilevare che durante tutto il 2023 (e quindi con il decreto Caivano già in essere) si sono registrati incrementi nelle segnalazioni di minori per aver commesso reati di violenza sessuale(+8,25%), rapina (+7,69%), lesioni dolose (+1,96%).

La banalità del male

I dati che ho raccolto ed analizzato dimostrano che, al netto delle distorsioni del mondo dei media, esiste un problema di violenza dilagante tra gli adolescenti ed alcuni tentativi di arginarlo, come la promulgazione del decreto Caivano, non sembrano aver conseguito gli scopi prefissati.

La deriva violenta che interessa sempre più ragazzi di oggi scaturisce dalla loro mancanza di empatia e valori etici: le interazioni tra simili diventano in realtà interazioni tra egoismi in competizione, in cui il fine giustifica sempre i mezzi; anche la violenza fisica o psicologica perde il suo connotato negativo e si trasforma in uno strumento al servizio dell’adolescente per affermare se stesso all’interno di un gruppo. I giovani violenti mostrano una relazione più conflittuale con i coetanei ma anche con i propri genitori, si sentono spesso incompresi e poco amati, inoltre trovano minore appagamento nei momenti di socialità.

Hannah Arendt

Citando la celebre scrittrire Hannah Arendt, possiamo parlare di banalizzazione del male: la maggior parte degli atti violenti non vengono perpetrati da ragazzi sociopatici e sovversivi, piuttosto si tratta di ragazzi “normali” che hanno perso il senso delle regole e del rispetto degli altri.

Questa situazione distopica in cui le reti sociali tra adolescenti veicolano odio e violenza al posto di sentimenti positivi, è colpa di tutti gli attori sul palcoscenico: genitori, scuola, istituzioni governative, servizi sanitari.

Cosa fare

Non voglio improvvisare una lista irrealizzabile di soluzioni al problema della violenza giovanile, tuttavia alcune direttive di intervento posso elaborarle:

  • Il problema della violenza tra adolescenti deve essere trattato dai media in modo organico, strutturato, approfondito, piuttosto che in modo sensazionalistico per le poche ore necessarie a polarizzare lo sdegno scatenato dal fatto di cronaca più recente;
  • Il coinvolgimento di ragazzi, genitori e scuola deve avvenire in modo sincrono e coordinato perchè il fenomeno della violenza giovanile non può essere affrontato con dei compartimenti stagni rispetto al luogo in cui si verifica
  • Le istituzioni governative devono favorire la creazione di resilienza, ovvero bisogna implementare programmi di sostegno psicologico a ragazzi e famiglie in modo da disinnescare tutti quei sentimenti negativi che possono sfociare in comportamenti violenti ed antisociali; bassa autostima, mancanza di attenzioni, emarginazione sentimentale, conflittualità irrisolte, sono solo alcune delle problematiche che possono alimentare la piaga della violenza giovanile.

Il ruolo catartico delle televisione: fiction RAI “Mare Fuori”

In chiusura voglio segnalare la produzione RAI “Mare Fuori“, serie TV di notevole successo arrivata alla quinta stagione, che sta cercando di sensibilizzare il grande pubblico sul tema della criminalità minorile; il racconto è ambientato in un immaginario Istituto Penale per Minori, liberamente ispirato al carcere di Nisida, e tra i protagonisti troviamo ragazzi detenuti e personale di sorveglianza, ognuno alle prese con la propria quotidianità, fatta di gioie e dolori.

A prescindere dal giudizio di merito sulla serie (N.d.A. che io non ho visto), la narrazione televisiva del mondo della delinquenza minorile, seppure “idealistica“, sta contribuendo a far nascere una maggiore attenzione verso questa tematica.

Post di Alessandro

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